«Laudato si’»
LA CURA DELLA CASA COMUNE
«Ci uniamo per farci carico di questa casa che ci è stata affidata [...]. Insieme a tutte le creature camminiamo su questa terra cercando Dio».
Il pensiero che papa Bergoglio dispiega nelle 240 pagine dell’enciclica Laudato si’ si pone in continuità perfetta col Magistero della Chiesa, da anni non sospetti, sulla questione ambientale e sulla tutela del Creato: proteggere la natura è proteggere gli uomini, particolarmente i più deboli. In questa pagina proviamo a ripercorrere le tappe salienti di questa consapevolezza, accompagnati dal rammarico che troppo spesso l’insegnamento del magistero è stato disatteso dalla stessa comunità cristiana. La civiltà occidentale ha enormi responsabilità nell’aver diffuso l’idea che la natura è a disposizione dell’uomo e nell’aver sostenuto un sistema economico che, guardando alla natura come a un mero serbatoio di risorse da sfruttare, ha negato ad essa ogni sacralità e agli altri esseri senzienti ogni diritto e dignità.
Giovanni XXIII, Pacem in Terris, 1963: «... a tutti gli uomini di buona volontà».
Paolo VI, Octogesima adveniens, 1971: «... attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione».
Paolo VI, discorso in occasione del 25° anniversario della FAO, 1971: «...l’ecosistema rischia, sotto l’effetto di contraccolpi della civiltà industriale, di condurre a una vera catastrofe ecologica» sottolineando «l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità».
S. Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, 1991: invita a una conversione ecologica globale, a salvaguardare «le condizioni morali di un’autentica ecologia umana».
Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009: «... il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana».
Francesco I, Laudato si’, 2015: «... ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli «stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società».
I contributi dei Papi raccolgono le riflessioni di scienziati, teologi, filosofi e organizzazioni sociali che hanno arricchito il pensiero della Chiesa, e non solo della Chiesa cattolica.
Patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli, in occasione del discorso tenuto presso il monastero di Utstein, Norvegia, 2003, ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che «... significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare... È liberazione dalla paura, dall’avidità, dalla dipendenza».
Focus sulla Laudato si’
PROTEGGERE LA NOSTRA CASA COMUNE
11 «Se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio».
13 «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale».
14 «Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti».
18 «Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica».
LA CULTURA DELLO SCARTO
20 «... l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale».
21 «Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura. Tanto i rifiuti industriali quanto i prodotti chimici utilizzati nelle città e nei campi, possono produrre un effetto di bio-accumulazione negli organismi degli abitanti delle zone limitrofe».
22 «Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura. [...] Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare».
IL CLIMA COME BENE COMUNE
23 «Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. [...] L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano. [...] Ha inciso anche l’aumento della pratica del cambiamento d’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola».
24 «Lo scioglimento dei ghiacci polari e di quelli d’alta quota minaccia la fuoriuscita ad alto rischio di gas metano, e la decomposizione della materia organica congelata potrebbe accentuare ancora di più l’emissione di biossido di carbonio. [...] L’inquinamento prodotto dal biossido di carbonio aumenta l’acidità degli oceani e compromette la catena alimentare marina. [...] L’innalzamento del livello del mare, ad esempio, può creare situazioni di estrema gravità se si tiene conto che un quarto della popolazione mondiale vive in riva al mare o molto vicino ad esso, e la maggior parte delle megalopoli sono situate in zone costiere».
LA QUESTIONE DELL’ACQUA
28 «L’acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici».
29 «Fra i poveri sono frequenti le malattie legate all’acqua... [...] Non pensiamo solamente ai rifiuti delle fabbriche. I detergenti e i prodotti chimici che la popolazione utilizza in molti luoghi del mondo continuano a riversarsi in fiumi, laghi e mari».
30 «... il problema dell’acqua è in parte una questione educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti in un contesto di grande iniquità».
LA BIODIVERSITÀ
34 «Probabilmente ci turba venire a conoscenza dell’estinzione di un mammifero o di un volatile, per la loro maggiore visibilità. Ma per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorganismi».
40 «Sono particolarmente minacciati organismi marini che non teniamo in considerazione, come certe forme di plancton».
41 «Questo fenomeno è dovuto in gran parte all’inquinamento che giunge al mare come risultato della deforestazione, delle monocolture agricole, dei rifiuti industriali e di metodi distruttivi di pesca. [...] È aggravato dall’aumento della temperatura degli oceani».
INFLUSSO SULLA NOSTRA VITA
56 «... il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi».
147 «Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità».
148 «... persone che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente, modificando gli effetti avversi dei condizionamenti, e imparando ad orientare la loro esistenza...».
156 «L’ecologia integrale è inseparabile dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale».
159 «La nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future. [...] Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni. [...] L’ambiente si situa nella logica del ricevere. È un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva».
161 «Potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi».
162 «La difficoltà a prendere sul serio questa sfida è legata ad un deterioramento etico e culturale, che accompagna quello ecologico».
164 «Si rende indispensabile un consenso mondiale che porti a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile».
191 «Si tratta di aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo».
192 «La diversificazione produttiva offre larghissime possibilità all’intelligenza umana per creare e innovare, mentre protegge l’ambiente e crea più opportunità di lavoro. Questa sarebbe una creatività capace di far fiorire nuovamente la nobiltà dell’essere umano».
LA SFIDA EDUCATIVA
204 «Quando le persone diventano autoreferenziali e si isolano nella loro coscienza, accrescono la propria avidità. Più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare».
209 «La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini. [...] Per questo ci troviamo davanti a una sfida educativa».
211 «Tuttavia, questa educazione, chiamata a creare una “cittadinanza ecologica”, a volte si limita a informare e non riesce a far maturare delle abitudini. [...] Solamente partendo dal coltivare solide virtù è possibile la donazione di sé in un impegno ecologico. [...] L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via».
215 «Non va trascurata la relazione che c’è tra un’adeguata educazione estetica e il mantenimento di un ambiente sano. Prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. Quando non si impara a fermarsi ad ammirare ed apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli. [...] I modelli di pensiero influiscono realmente sui comportamenti».
217 «... la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore. [...] Una conversione ecologica, ovvero vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio come parte essenziale di un’esistenza virtuosa».
LA SOBRIETÀ E L’AMORE SOCIALE
223 «La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante. Non è meno vita, non è bassa intensità, ma tutto il contrario. Infatti quelli che gustano di più e vivono meglio ogni momento sono coloro che smettono di beccare qua e là, cercando sempre quello che non hanno, e sperimentano ciò che significa apprezzare ogni persona e ad ogni cosa, imparano a familiarizzare con le realtà più semplici e ne sanno godere. In questo modo riescono a ridurre i bisogni insoddisfatti e diminuiscono la stanchezza e l’ansia. Si può aver bisogno di poco e vivere molto, soprattutto quando si è capaci di dare spazio ad altri piaceri e si trova soddisfazione negli incontri fraterni, nel servizio, nel mettere a frutto i propri carismi, nella musica e nell’arte, nel contatto con la natura, nella preghiera. La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita».
224 «Per questo non basta più parlare solo dell’integrità degli ecosistemi. Bisogna avere il coraggio di parlare dell’integrità della vita umana, della necessità di promuovere e di coniugare tutti i grandi valori».
228 «La cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione. [...] L’amore fraterno può solo essere gratuito. [...] Questa stessa gratuità ci porta ad amare e accettare il vento, il sole o le nubi, benché non si sottomettano al nostro controllo. Per questo possiamo parlare di una fraternità universale».
231 «L’amore sociale è la chiave di un autentico sviluppo».