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  • Immagine del redattoreCentro Etica Ambientale Como - Sondrio

La cultura dello scarto

Aggiornamento: 16 apr 2021

CONDIVISIONE RISPETTOSA E GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA DEI BENI DELLA TERRA

Analisi ispirata alla Laudato si’ di papa Francesco


Parte prima


0ggi, l’utilizzo delle moderne tecnologie informatiche e dei mezzi di trasporto, in grado di ridurre enormemente le distanze sul Pianeta, hanno portato l’uomo ad essere molto vicino agli altri esseri della stessa specie, a interfacciarsi col mondo con facilità, a intessere relazioni con chi voglia.

In realtà, la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non sempre è in grado di gettare ponti e unire l’umanità in un progetto comune di solidarietà. Infatti il cammino verso un mondo unito e più giusto è ancora molto faticoso e sta subendo un nuovo e drastico arretramento. Così l’espressione «aprirsi al mondo» sembra valga solo per il mondo dell’economia e della finanza che indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza partendo dalla citazione di Pascal: «Dunque, essendo tutte le cose causate e causanti, adiuvate e adiuvanti, mediate e immediate, ed essendo tutte collegate le une alle altre con un vincolo naturale e impercettibile che unisce le più lontane e le più diverse, stimo impossibile conoscere le singole parti senza conoscere il tutto, come conoscere il tutto senza conoscere le singole parti».

Se a questa affermazione accostiamo le considerazioni di Morin: «Non c’è stata una umanità, ma ci sono state molteplici umanità, molteplici metamorfosi dell’umanità e vige la coscienza della necessità di una nuova metamorfosi dell’umanità, affinché l’umanità possa vivere», possiamo dedurne che:

  1. non esiste un IO, ma esiste un NOI, un NOI che abita la casa comune dove tutto è relazione;

  2. prendersi cura del mondo che ci circonda e sostiene significa prendersi cura di noi stessi;

  3. possiamo veramente parlare di «patria terrestre» e dell’intersolidarietà oggettiva dell’umanità, nella quale il destino globale del Pianeta sovra-determina i destini singolari delle nazioni e nella quale i destini singolari delle nazioni perturbano o modificano il destino globale.



Le minacce attuali che incombono gravano sulla biosfera generando la Comunità di destino di tutti i popoli dell’umanità e dell’umanità intera con la Terra.

Si tratta del riconoscimento dell’unità dell’ecosistema globale entro la diversità degli ecosistemi locali e della diversità degli ecosistemi locali nell’unità dell’ecosistema globale. È la possibilità, secondo il pensiero di Morin, che l’umanità contenga i germi di una metamorfosi che trasformi il dato di fatto dell’interdipendenza planetaria nel processo di costruzione di una «civiltà» della Terra che porti verso la convivenza e la pace.

Una potenziale metamorfosi tanto profonda e multidimensionale quanto quella che l’umanità ha sperimentato quando è passata dalla preistoria alle prime società storiche.


Quello che è successo e continua a succedere in Amazzonia testimonia quanto il buen vivir implichi l’armonia personale, familiare, comunitaria e cosmica. Ecco perché dobbiamo indignarci, perché la colonizzazione non è finita: in molti luoghi si trasforma, si maschera e si nasconde a scapito dei più deboli. Così si esprime papa Francesco: «... un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri».


PROVIAMO AD ESAMINARE ALCUNI DATI

Dal rapporto Oxfam 2019:


Ventisei individui detengono la stessa ricchezza posseduta da 3,8 miliardi di persone, mentre metà della popolazione mondiale sopravvive con meno di 5,50 $ al giorno.


L’uomo più ricco del mondo può contare su una ricchezza corrispondente a cento volte la spesa sanitaria dell’Etiopia, un Paese con 105 milioni di abitanti.


Nel mondo ogni giorno più di settemila bambini sotto i cinque anni muoiono per cause legate alla malnutrizione: cinque ogni minuto.


Due miliardi di persone non hanno accesso a cibo sicuro, nutriente e sufficiente.


Se l’uno percento più ricco della popolazione mondiale venisse costretto a versare appena lo 0,5% in più di imposte sul patrimonio, si otterrebbe un gettito superiore alla somma necessaria per mandare a scuola tutti i 262 milioni di bambini che ancora non vi hanno accesso e fornire assistenza sanitaria in grado di salvare la vita a 3,3 milioni di persone.


Secondo i dati della Fondazione Abbé Pierre e della Federazione europea delle organizzazioni nazionali che lavorano con gli homeless:

8,8 milioni di famiglie, il 4% della popolazione totale dell’UE, vivono in alloggi inadeguati e il 7,8% non è in grado di mantenere una temperatura adeguata nelle proprie case.


Nel 2018, in Italia, si stima siano oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, per un numero complessivo di cinque milioni di individui.


Rifacendoci alle parole di papa Francesco pronunciate in occasione del Forum internazionale «Migrazioni e pace» del 2017: «Non sono più sostenibili le inaccettabili disuguaglianze economiche che impediscono di mettere in pratica il principio della destinazione universale dei beni della Terra. Siamo tutti chiamati a intraprendere processi di condivisione rispettosa, responsabile e ispirata ai dettami della giustizia distributiva».

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